TESTO CRITICO DI FABIO CARISIO
Da Art & Wine n. 19
Originale esteta della scultura nello scoprire i ceppi di vigneti dell’arte natura (leggere servizio precedente...) Ezio Ferraris ha saputo diventare anche e soprattutto talentuoso artista valorizzando nuove potenzialità espressive di quel vino che incarna tutta la passione per la sua terra. Astesano Docg - come è diventata la sua amata Barbera d’Asti - di professione bancario, è uno dei pittori che meglio rappresenta la filosofia Art & Wine Style... Addirittura supera lo stesso concetto di abbinare il vino all’arte perchè, con le sue creazioni su raffinata carta Hammer-Schoeller fa diventare elemento sostanziale dell’opera d’arte proprio il pregiato nettare di Barbera, Nebbiolo, Grignolino, Freisa ed altri vitigni tipici del Monferrato, così come i depositi (fecce) dei medesimi. Se si fosse fermato qui Ferraris avrebbe per la seconda volta, dopo le sculture con le radici di vite, soltanto stupito un palcoscenico artistico sempre più annoiato da troppe provocazioni indefinibili e tante performance inintelleggibili. L’artista è andato ben oltre la sua originalissima tecnica - che svelerà trattenendo qualche segreto - ed ha rivelato una capacità iconopoietica assolutamente da seguire nelle evoluzioni che la sua giovane carriera pittorica è sicuramente pronta a dare, più di quanto finora abbia già fatto sul mercato dell’arte facendogli incontrare i favori non solo di estimatori ma già di collezionisti dei suoi dipinti.
Ma prima di addentrarsi nell’analisi critica delle sue opere migliori, dove è il segno a trionfare sublimato da felici intuizioni espressive - come nelle sinuose, eccentriche quanto divertenti Colline del Monferrato - cerchiamo di capire attraverso le stesse parole di Ferraris come lavora. «Utilizzo Barbera e vini di varie annate (ovviamente prodotte dall’azienda di famiglia del fratello Roberto Ferraris), che di conseguenza hanno tonalità di colore differenti: tendente al mattonato se più invecchiato, più carico e rubino se più giovane - spiega l’artista astesano - Adopero il vino così com’è suddividendolo in barattolini secondo le tonalità dell’annata, così anche quando ultimo l’opera scrivo sempre, accanto a titolo e data, i vini utilizzati». Tali barattoli di vino, o quelli di feccia in altri casi, vengono vuotati sul foglio di carta e spalmati con una spatola e un pennello a seconda della consistenza. E questa è la fase più delicata della lavorazione artistica: «Devono essere lavorati a fresco poichè non si può intervenire in un secondo momento. Ecco perchè prima dello svuotamento ci devono essere due fasi preparatorie: il disegno e la delimitazione dei contorni. Ho individuato una tecnica tutta mia per evitare che la liquidità del vino lo faccia debordare oltre i contorni della traccia». E se il pittore cela tale segreto non fa mistero delle modalità per creare le sfumature: «E’ una sovrapposizione di più vini da effettuare contemporaneamente onde evitare aloni. In alcune opere ho utilizzato solo la feccia di due tipi: deposito di vino con più travasi che è più scura o di un primo svinamento che è più chiara». Ecco quindi che il “tecnico” col tempo sta lasciando posto all’artista che invece di studiare le scale cromatiche e le variazioni tonali deve conoscere a menadito gli antociani (i pigmenti idrosolubili che determinano la colorazione dell’uva così come dei vegetali). Nel vedersi elogiato per il bellissimo Ritratto di Paolo Conte e per Il giovane che guarda la luna ha già intuito che la feccia può dare emozioni più forti del vino... E la sua ricerca espressiva si è già raffinata improntandosi ad una trasformazione graduale dal figurativo classico ad una figurazione polimorfologica, nella quale le sue opere, pur connotate da una marcatura segnica a volte anche essenziale, con vivace genialità creativa assumono significati ancipiti. Tra tali esempi vanno rimarcati la donna-viola, in cui solo da un tondeggiare di forme ed un accenno di treccia è svelata la sua allusiva doppia natura, o il già citato Colline del Monferrato che esprime quella intuizione lirica capace di armonizzare un velato erotismo alla passione per la propria terra astesana.
Materic WineArt
di
Ezio Ferraris
E’ un nuovo concetto di materialità che rifiuta la pittura stessa, il "fare pittura", è l'azione oggettiva, primordiale, lontana da simbologie trascendentali, di un uomo che vuole "incidere", sia in senso metaforico che reale, la traccia della propria identità di individuo nel suo luogo di nascita, su un supporto duraturo, su una materia che è attinente al suo territorio, al mondo del vino, e ne è parte integrante, viva, pulsante di cui le verdi colline di Agliano Terme ne sono testimonianza.
Materiali utilizzati: VINO: Barbera, Grignolino, Nebbiolo
SOLFATO DI RAME IN CRISTALLI
POLTIGLIA BORDOLESE IN POLVERE
ZOLFO IN POLVERE
VARIE TIPOLOGIE DI TERRE
TRALCI DI VITE
FOGLIE DI VITE
VINACCIA
VINACCIOLI
ACINI DI UVA DOPO LA TORCHIATURA
Materic WineArt
by
Ezio Ferraris
It is a new concept of materiality that rejects painting itself and "creating paintings". It is the objective, primeval, action, far from transcendental symbolism, of a man who wants to "engrave", both in a metaphorical and real sense, the path of his identity as an individual in his place of birth, on a durable medium, on a material that is relevant to the territory - the world of wine. This is an integral, living, pulsating part of the territory overlooked by the green hills of Agliano Terme.
Materials used: COPPER SULPHATE CRYSTALS
BORDEAUX MIXTURE POWDER
SULPHUR POWDER
VARIOUS TYPES OF TERRAIN
VINE SHOOTS
VINE LEAVES
GRAPE SKIN
GRAPE SEEDS
WINE: Barbera, Grignolino, Nebbiolo
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